il cerchio si chiude – parte due
Stacco su campo lungo, zoom avanti veloce sul carlinetto. Primo allenamento dopo quella partita.
Se questa storia è come un cerchio, questo evento la trafigge come una retta che passa per il centro.
A causa di una discussione sulla macchina lanciapalle, a cui peraltro non avevo neanche partecipato, per il solo fatto di aver cercato di prendere parola, una persona mi mette le mani addosso e mi appiccica al muro, urlandomi che io non ho il diritto di parlare. A fine allenamento, il manager ci chiede di non portare queste cose in allenamento. Al che io replico che va bene tutto, basta che almeno non si mettano le mani addosso.
Questa persona si avvicina urlando di nuovo vicino a me. E questa volta mi da una testata.
Nonostante abbia visto tutta la squadra, c'è ancora qualcuno che crede che in quel momento mi sia stato "appoggiato il cappellino sulla fronte". Ora, provate a prendere un cappellino da baseball e appoggiatevelo con forza sulla fronte. Vorrei sapere se vi rimane un segno come questo per diversi giorni.
La persona di cui sopra è Massimo Subriano.
Un giocatore che ammiravo. Il capitano naturale dei Genova Gryphons. Un amico.
[avanti]
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il cerchio si chiude - parte uno
il cerchio si chiude - parte due
il cerchio si chiude - parte tre
il cerchio si chiude - parte quattro
il cerchio si chiude - parte cinque